Il Carro di Tespi
80° Anniversario del “Carro di Tespi”
e del palcoscenico girevole




Il 2008 deve essere ricordato, tra le altre e numerose ricorrenze, quale anno di nascita di due tra le più felici e intelligenti innovazioni della storia del teatro del secolo XX.

Nel maggio 1928, infatti, ovvero ottanta anni fa, Antonio Valente, l'architetto che ha rappresentato in Italia e nel mondo, la genialità e la creatività anche nel settore della scenografia, della scenotecnica, nonché dell'arte del costume, avviò la realizzazione del famoso “Carro di Tespi”, del palcoscenico girevole tripartito e di quello a piani slittanti.

Commissionato dall'Opera nazionale dopolavoro, il “carro” produsse un'autentica rivoluzione nelle manifestazioni teatrali, sia drammatiche che liriche. La nota più caratteristica fu quella di portare rappresentazioni di grande qualità nei luoghi, città e villaggi, sia nazionali che esteri, spettacoli che altrimenti numerose popolazioni mai avrebbero potuto godere.

La complessa struttura del “Carro”, costituito da autotreni con rimorchio, da attrezzature per la cabina elettrica, con trasformatore e con officina per ogni genere di intervento per le riparazioni, arrivava nel luogo prescelto e, quasi immediatamente, con un organico e predisposto piano di allestimento, entrava in funzione con una rappresentazione di opere o di prosa o di lirica.

È bene ricordare alcuni attributi e specifiche tecniche del “Carro”: la superficie totale del palcoscenico contava 538 metri quadrati, cui andavano aggiunti 120 metri quadrati per un'orchestra di cento esecutori – nel caso venisse eseguita un'opera lirica – collocati al di fuori dell'arcoscenico, sopra una cassa armonica della stessa ampiezza della bocca d'opera.

Il risultato del tutto erano l'ampiezza e al profondità del palcoscenico, sul quale poteva applicarsi con una certa facilità una piattaforma girevole per i cambiamenti di scena a vista. Inoltre il palcoscenico poteva essere adattato differentemente di un soprapiano mobile, diviso in due grandi carrelli, che scorrevano longitudinalmente, consentendo anch'essi i mutamenti scenici con notevole rapidità.

Il teatro mobile così realizzato era in grado di ospitare complessivamente 10.000 spettatori e poteva spostarsi da un luogo all'altro, anche al termine della rappresentazione, anche di notte, grazie al lavoro di squadre di operai che montavano l'imponente architettura di acciaio, di legno e di tela, innalzata poche ore prima.

Accanto all'attività dei “Carri di Tespi”, nel 1937 vennero creati i carri di tespi provinciali, sempre promossi dall'Opera Nazionale Dopolavoro. Questa iniziativa interpretò magnificamente lo spirito e il nome dei teatri ambulanti, riprendendo una sorta di “vagabondaggio” che gli antichi comici greci compivano nelle campagne sotto l'insegna di Tespi, mititco capocomico e inventore del dramma nella gloriosa Grecia.

Il repertorio di prosa del Carro, dal momento della 1° rappresentazione, il 4 luglio 1929, sul piazzale del Pincio a Roma, con l”Oreste” di Vittorio Alfieri, si arricchì di opere quali “La figlia di Jorio” di Gabriele D'Annunzio, “Romanticismo” di Rovetta, “Trionfo d'amore” di Giocosa, “La donna vendicativa” di Goldoni, ecc.; mentre nel quadro degli spettacoli lirici si annoverano le opere più famose degli autori italiani. Il 24 agosto 1930, il Carro di Tespi lirico iniziò la sua attività con una memorabile rappresentazione de “La Bohème” di Puccini a Torre del Lago, presso Viareggio con la direzione del maestro Pietro Mascagni.

Quello spettacolo, subito dopo l'inaugurazione, fu portato in Belgio per la partecipazione alla “Settimana italiana” dell'Esposizione internazionale, organizzata per il Centenario dell'indipendenza belga (1830-1930).

Successivamente fu allestita la “Cavalleria rusticana” a Livorno per celebrare i 40 anni dell'opera: fecero seguito, con ritmo regolare, altre rappresentazioni, tra le quali si ricordano l'”Aida”, presso Busseto, “Madama Butterfly”, “Rigoletto”, “Pagliacci”, “Il Trovatore”, “Il barbiere di Siviglia”, “La Traviata”, “La vedova scaltra”.

È evidente che quello che oggi potremo chiamare un “forte impegno sociale” per il teatro popolare, richieste a Valente una notevole capacità inventiva nell'immaginare sia le modalità attuative del Carro sia le scene, sia le innovazioni tecnologiche, sia i costumi.

Per ricordare, pertanto, l'opera di Antonio Valente, ricorrendo quest'anno l'80° anniversario della creazione è oggi doveroso richiedere nuovi studi ed esperienze, tesi ad una maggiore e più approfondita conoscenza dell'attività di un genio, alquanto sconosciuto alle nuove generazioni.